4 documentari sulla moda sostenibile ed etica da non perdere
Se vogliamo vedere un cambiamento in questo settore, la prima cosa da fare è prendere atto della situazione e informarsi a riguardo. In rete ci sono diversi articoli e studi a riguardo. Ma a volte le parole non bastano: le immagini e specialmente i video sono sicuramente più efficaci e diretti.
Il fenomeno del fast fashion
Dagli inizi degli anni 2000, l'abbigliamento è stato sempre più considerato come usa e getta e l'industria del tessile e dell’abbigliamento è diventata altamente globalizzata, con capi spesso progettati in un paese, prodotti in un altro e venduti in tutto il mondo a ritmi sempre più veloci. Questa tendenza è stata ulteriormente accentuata negli ultimi 15 anni dall'aumento della domanda da parte di una classe media in crescita in tutto il mondo con un reddito disponibile più elevato e all'emergere del fenomeno "fast fashion", che ha portato a un raddoppio della produzione nello stesso periodo.
Perché la moda inquina?
L’industria del tessile-moda ha un notevole impatto sul pianeta ed è tra quelle che più contribuiscono all’inquinamento ambientale, e di conseguenza alla crisi climatica e al riscaldamento globale: la produzione di vestiti e abbigliamento contribuisce al 2-8% di emissioni di gas serra mondiali, utilizza 215 trilioni di litri d'acqua ed è responsabile del 9% dell'inquinamento da microplastica nei nostri oceani. Inoltre, l’industria dell’abbigliamento ha un profondo impatto sul sociale, con lavoratori tessili a rischio di sfruttamento, sottopagati, con alti rischi per la loro salute. Le donne sono le più vulnerabili in quanto rappresentano una media del 68% della forza lavoro dell'abbigliamento e il 45% della forza lavoro complessiva del settore tessile. Un settore industriale particolarmente inquinante e insostenibile, esasperato dal modo in cui produciamo e consumiamo: si è passati ad usare i nostri vestiti il 36% in meno prima di scartarli rispetto a 15 anni fa, e, ogni giorno, viene gettato via l'equivalente di un camion di spazzatura pieno di vestiti.Cosa possiamo fare per la moda sostenibile?
Ti proponiamo 4 documentari, due in italiano e due in inglese, che reputiamo importanti per comprendere bene cosa c’è dietro l’industria della moda. Sono immagini forti, di denuncia, non sono facili da vedere: la loro visione ci ha provocato tristezza e anche rabbia, un forte senso di ingiustizia; ma prendere coscienza del problema è un buon input per avviare un cambiamento.
Junk – Armadi Pieni
Una docuserie del 2023 coprodotta da Will Media e Sky Italia: l’imprenditore e co-fondatore del brand di abbigliamento sostenibile WRÅD Matteo Ward ci guida in un viaggio attraverso sei Paesi differenti, Cile, Ghana, Bangladesh, Indonesia, India e in Veneto in Italia, per osservare da vicino l'impatto sull'ambiente e sulle persone dell'iper-produzione e del sovraconsumo di abbigliamento e calzature.
Nel settembre 2023 Matteo Ward ha ricevuto il premio attivismo per la docu-serie Junk per CHI È CHI Fashion Community Awards.
Le ali non sono in vendita
(Italia, 2021, regia di Paolo Campana)
Un gruppo di studenti di moda accompagnati dalle testimonianze di esperti in materia, lavoratori del tessile e attivisti dei diritti umani, affrontano la tematica dell’impatto dell’industria della fast fashion, affrontando tematiche ambientali e quelle dei diritti umani.
The true cost
(USA 2015, regia di Andrew Morgan)
This is the story about the cloth we are, people who make these clothes, and the impact the industry is having on our world.
Questa è la storia dei vestiti che siamo, delle persone che producono questi vestiti e dell'impatto che l'industria sta avendo sul nostro mondo.
Docu-film sull'impatto della produzione di vestiti sul pianeta e sulla sua gente. Il titolo fa riferimento al fatto che spesso quando si acquistano vestiti, specialmente quelli economici e usa e getta, il vero costo non si riflette realmente nel prezzo al dettaglio.
Il trailer del documentario "The True Cost"
The river blue
(Canada 2017, regia di Roger Williams e David McIlvride)"Se vuoi conoscere i colori e le tendenze della prossima stagione, guarda il colore dei fiumi", recita un detto popolare cinese.
Mark Angelo, canoista e ambientalista, racconta attraverso un viaggio di tre anni lungo i fiumi, l’impatto negativo dell’industria della moda, specie quella del denim. Ci viene mostrato l’alto inquinamento dei corsi d’acqua nei paraggi delle industrie in Cina, Bangladesh e India, evidenziando la loro ripercussione sull’ambiente, la perdita di biodiversità e l’impatto sulle popolazioni locali.
Il trailer del documentario "RiverBlue"
Inchieste giornalistiche italiane sull'impatto ambientale del fast fashion
Anche il giornalismo d’inchiesta in Italia si è dedicato alla problematica dell’inquinamento e dell’impatto dell’industria della moda.
Sabrina Giannini ha dedicato due puntate del suo programma su Rai3 Indovina chi viene a cena, Il verde è di moda (stagione 2023) e Cambio pelle (stagione 2022).
Sempre su Rai3, nel 2024 è la volta di Report con Giralamoda e il reportage “Seconda mano” sulla discarica di vestiti usati nel Ghana, che dal 2023 risulta la più grande al mondo.
E infine, NewsRoom condotto da Monica Maggioni, con la puntata Compra, indossa, butta del 17/07/2024, interamente dedicata al fenomeno del fast fashion, dal problema delle discariche alla sovrapproduzione ottenuta con lo sfruttamento della manodopera a basso costo.
Buona visione a tutt*!